Mondi Paralleli

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La vergogna degli aguzzini nelle scuole

di Marisa Melis

QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 10 GIUGNO 2013

Tristezza, amarezza, disgusto, questi sono solo alcuni stati d’animo che mi hanno invaso, quando oggi guardavo i telegiornali nazionali che parlavano del ragazzino autistico, picchiato dalla sua insegnante di sostegno dentro l’edificio scolastico.

Filmato chiarissimo, nonostante la telecamera trasmettesse le immagini in una posizione di fortuna. Un ragazzo che non poteva esprimersi, che buttava le braccia in avanti a proteggere il viso per difendersi da un essere che mi ha rappresentato la cattiveria in persona. Armata di una bacchetta o qualcosa di simile, inveiva contro il ragazzo “debole” appellandolo con una terminologia degna del peggior delinquente della terra. Minacciava di spaccargli la testa se fosse uscito con i colori, fuori dai bordi di qualche disegno che stava nei fogli. Certamente un’impresa difficile per una persona malata che doveva essere protetto dalla sua insegnante di sostegno, che invece chiaramente si mostrava come un’aguzzina.

Ho visto tante volte il video alla televisione, su facebook oggi doveva essere la notizia più linkata.

Più vedevo le immagini e più domande mi facevo.

Perché “ancora” dobbiamo vedere uno dei nostri figli relegato in uno stanzino, il famigerato stanzino H? Negli anni ho sentito che veniva chiamato anche lo stanzino “dell’arcobaleno”, del “sorriso” o fesserie simili; quasi che cambiando il nome di uno sgabuzzino, si cambiasse l’essenza e il risultato di un isolamento di un disabile che “per legge” deve stare in classe con tutti i suoi compagni.

Ripeto da una vita che i nostri figli non devono essere “inseriti” in una scuola, bensì devono essere “integrati”. Che tipo di “integrazione” aveva questo ragazzo?

Questo purtroppo non è un caso isolato, abbiamo già sentito notizie simili. Casi che si sono potuti confermare grazie all’uso delle telecamere piazzate dalle forze dell’ordine.

Ricordo parecchi anni fa una madre che ogni tanto faceva capolino a scuola, così senza avvisare, un giorno trovò la sua bambina che stava fuori dall’aula, con l’insegnante e il banchetto affianco alla porta. Ancora la ricordano in quella scuola perché, “gentilmente” fece notare che si stava commettendo un reato. Dal giorno la figlia fece lezione con i suoi compagni, che stupiti non pensavano neppure fosse parte integrante di quella classe.

Spero che simili persone vengano “sbattute” via da tutte le scuole del territorio italiano, da tutti i pubblici uffici.

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